Alla Corte di Luna Rossa

Alla Corte di Luna Rossa

 01.10.2002 – La Stampa – Sezione: Torino cronaca Pag. 36
di Irene Cabiati

lastampaAnche i torinesi partecipano alla sfida di Coppa America che da poche ore ha dato il via alle regate di selezione sul mare della Nuova Zelanda. Stefano e Miriam Beltrando, 27 anni, lui di Strambino, lei di Lanzo, nei prossimi mesi di gara non saranno in barca a faticare fra vele e scotte, ma è come se ci fossero perché anche loro fanno parte della grande squadra di Prada.
I risultati dei match race, i duelli che caratterizzano le gare del prestigioso trofeo di vela, non dipendono soltanto dalla bravura e dall´intesa degli equipaggi: la sfida prima che sul mare incomincia a terra, soprattutto nell´allestimento delle imbarcazioni, massime espressioni di sofisticate tecnologie. Stefano e Miriam, della Qi Composites di Strambino, sono i “medici” della barca. Hanno messo a punto un sistema che con l´aiuto degli ultrasuoni permette di analizzare le strutture in composito (lo scafo, le appendici e l´albero): una sorta di ecografia con cui ogni parte viene controllata per prevenire rotture e quindi per evitare di veder compromesso il risultato competitivo. Quante volte è accaduto, in regata e non soltanto in Coppa America, che un equipaggio prossimo alla vittoria abbia dovuto dare forfait perché, per esempio, l´albero non ha retto alla tensione e si è spezzato.

“È un metodo unico al mondo – spiega Stefano Beltrando -. L´ho studiato quando mi sono reso conto che in questo settore, pur tecnologicamente avanzato, nessuno dava diagnosi sulle strutture in composito. Si tratta di materiali costosissimi, compongono lo scheletro della barca. Devono essere realizzati al meglio. Abbiamo perfezionato questo sistema all´Università di Torino preparando la mia tesi in Fisica. La nostra idea è stata apprezzata, tanto che siamo stati nominati membri dell´Istituto Italiano di Scienza e Tecnologia”.

La loro piccola azienda è partita qualche anno fa lavorando per i cantieri della Wally Yachts e la loro fama si è diffusa tanto da diventare punto di riferimento per altri cantieri europei come la Nautor, in Finlandia e poi, dal 2001, di Prada: “Abbiamo lavorato nel cantiere a Grosseto. Ora controlliamo periodicamente le barche in Nuova Zelanda e interveniamo anche come pronto soccorso”.
Il loro verdetto è importante, quasi fondamentale per la sicurezza, non soltanto per il risultato agonistico. Raccontano: “Ci è anche capitato di segnalare ad alcuni armatori le imperfezioni dei loro gioielli. Alcuni non ne hanno voluto tener conto perché avrebbero dovuto affrontare grosse spese. Quasi sempre va bene ma sono anche accaduti incidenti gravi, persino affondamenti. Non ci hanno dato retta…”.
Il sistema di controllo è valido anche per le automobili (è stato applicato dalla Ferrari sulla F60 e sul prototipo Bugatti 850), le pale eoliche, la componentistica spaziale.
Ma fra tutti, quello di arrivare in Coppa America, è un traguardo speciale perché la vela, soprattutto per Stefano, è una ragione di vita. L´ha scoperta a scuola con il professor Marco Spinelli che gli ha insegnato a costruire piccole barche varate a Viverone. Dopo i primi bordi sul laghetto il giovane velista è salpato verso il mare. Regate sempre più impegnative fino ad arrivare quest´anno al secondo posto ai mondiali Ims su Wind, dietro a Paul Cayard.
Una passione che è anche amore, condiviso con Miriam, compagna di studi e ora sua sposa, su una barchina di sei metri, al profumo di legno di nome “Frida”. “L´abbiamo vista in Finlandia, era in vendita, bella, carica di grinta vichinga, perfetta. Per portarla in Italia abbiamo attraversato il Baltico e poi i canali del Nord Europa fino a Brema. Ci hanno aiutato a turno, alcuni amici torinesi, Arrigo Lorenzi, Marco Deriu, Alberto Strobino e Luca Repetto e siamo anche riusciti a trovare un aiuto economico, dalla montagna, cioè dalla Cervinia Comprensorio sciistico”.
L´avventura di “Frida” ha fatto tappa alle regate di vele d´epoca a Imperia e diventerà il racconto (sarà pubblicato da Bradipolibri editore, di Torino) di una passione nata quasi per caso, fra i banchi di scuola, nel cuore del Canavese e approdata, per ora, sul campo di regata più affascinante e brutale.

Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.