Due regate intorno al mondo: destini simili
01.03.2009 – Nautica n.563 – di Stefano Beltrando

La Volvo Race è più paragonabile alla F1 cioè più simile ad un businnes, i team sono vere e proprie aziende con personale molto numeroso rispetto ad un open60, ma soprattutto barche ed equipaggi sono allestiti in virtù del “velista-mercato” e ricchezza dello sponsor. Quindi un team si modifica nel tempo a seconda delle fortune economiche e velisti/designer possono muoversi in funzione del cachet proposto. I risultati si vedono: alla Vendee c’erano 30 partenti di cui 20 molto forti e 8 grandi campioni mentre alla Volvo per mettere insieme 8 barche si è dovuto ricorrere al riciclaggio del vecchio ABN per darlo ad un neonato team olandese e 4 barche appartengono a due soli team ovvero Ericsson e Telefonica Movistar.
Eppure entrambe le manifestazioni hanno molto da insegnare sotto diversi punti di vista:1. i risultati sono strettamente connessi all’entità del budget ..ma va?
2. i risultati non dipendono solo dai soldi, anche se sono sicuro che dati alla mano possiamo dedurre la REGOLA:
3. I risultati dipendono quasi esclusivamente dalle persone (meglio se non troppo famose) 80% e dalla fortuna 20%
A commento di questa conclusione, alcuni esempi e dati:
È ovvio che chi ha più soldi potrà mettere le mani sui migliori progettisti, cantieri e velisti quindi torniamo agli uomini vero cardine del successo di una campagna. Tuttavia a volte i “migliori” non sempre sono i più famosi o i più cari.
Progettisti Dal lato progettisti se pensiamo al mostro sacro che è Bruce Farr, scopriamo che nelle ultime edizioni della Volvo non ha mai fatto un risultato di rilievo, mentre un Juan Joumijan alla sua prima Volvo (la scorsa) ha portato a caso una vittoria prepotente.
Velisti Dei 30 partenti alla vendee globe, per metà giro una certa Samanta Davies si trovava al quarto posto! Appena dietro ai grandi della vela oceanica. Questa ragazza cresciuta sul mini e sul figarò dopo essere stata della scuderia di Ellen Mc Arthur, si è “messa in proprio” ed ha portato avanti una campagna che fa impallidire dei velisti di 10 o 20 anni più vecchi di lei.
Barche Per tornare alla Davies; la sua barca non è il risultato delle ultime tecnologie, ricerche o studi ergonomici ma è semplicemente una barca alla sua terza Vendee!!!! Ovvero forse la più vecchia in corsa.
Cantieri Chi ha costruito le migliori ed al momento più veloci barche impegnate nella Volvo?
Cantieri europei al 100% ovvero King Marine per Telefonica blue (SPA) e Killian Bush per Ericsson (SWE). Quanti conoscono questi nomi? Probabilmente pochi e solo se addetti ai lavori. Potremmo aggiungere che le derive ed i timoni di Ericsson, e di una buona parte di open 60’ sono stati realizzati da una ditta di Legnano (Eligio Re Fraschini) che da anni è leader nella tecnologia delle appendici in carbonio. Così come sono italiani Caritech (monopolio dei sistemi idraulici per la movimentazione della deriva) e QIComposites (analisi di strutture e materiali di mezza flotta VOR70)
I Team Una squadra vincente per un programma ambizioso necessita di una squadra forte che vuol dire essenzialmente con i soldi e ben organizzata.
Per una Vendee il lavoro del team finisce il giorno della partenza, visto che non sono ammessi scali o riparazioni escluse quelle svolte nel porto di partenza. Per una Volvo lo shore team contribuisce in egual misura al successo della barca tanto quanto il sailing team. La logistica prima di tutto, visto che determina l’approvigionamento di materiali e strumenti. Per fare un esempio, qualora si dovesse cambiare una deriva al volo servirebbero un sacco di strumenti ma anche gru, elevatori ecc.. Non sempre è facile mettere le mani su queste cose in fretta in posti non abituati ad accogliere barche. A questo si aggiungono complicazioni quali festività religiose o addirittura eventi pazzeschi come l’attacco terroristico a Mumbai che ha condizionato una serie di voli e norme di sicurezza per la tappa indiana di Kochi.
Gestire uomini, jet lag, soldi, mezzi, media e meteo nei posti più disparati del mondo è veramente una prova di sopravvivenza cui solamente i più tenaci resistono che poi sono quelli che fanno la differenza.
Per fare un’altro esempio; un team determinato come Ericsson ha due set di “officine conteiners” in uso allo shore team. Perché? Semplice, mentre il team usa un set per lavorare sulle barche, l’altro set è in viaggio per raggiungere in tempo la tappa successiva e così via. In pratica un set fa Alicante, Kochi, Qingdao mentre l’altro Cape Town, Singapore, Rio.
Sfortuna:
A voler, a scopo informativo, aprire un capitolo SFIGA visto che in questo righe si parlava anche del peso della sorte nel risultato finale, la classifica vedrebbe al comando sicuramente due inglesi.
Al primo posto:
Alex Thompson che ha collezionato: un ritiro a Cape Town durante lo scorso giro del mondo in coppia, impatto con un peschereccio 3 settimane prima delle Vendee corredata da disalberamento ed in fine ritirato dalla Vendee Globe dopo un paio di giorni per crepe allo scafo!
Al secondo:
Mike Golding, tutto il mondo gli chiede di lasciar perdere, infatti negli ultimi 4 anni ha già perso una chiglia e 2 alberi compromettendo 3 giri del mondo.
Al terzo:
Vincent Riou, già vincitore dell’edizione del 2004. E’ riuscito a disalberare 3 volte in due anni di cui la seconda per difetto costruttivo e la terza per salvare il suo amico Le Cam.
….e poi
Johhny Malbon, si accorge di avere l’albero fuori stazza il giorno della pesata! Ricostruisce un albero in tempo record e scassa la barca al largo della Nuova Zelanda

Una cosa invece accomuna le due regate, come tutto del resto tutto lo sport, ovvero il desiderio morboso del “dramma” da parte del pubblico.
Quando Foncia ha girato capo horn in testa con 500 miglia di vantaggio e la flotta era ormai stata decimata; l’interesse riguardo la regata è crollato. Mentre prima quasi tutti i giorni c’erano aggiornamenti su posizioni e naufragi o disalberamenti su tutti i quotidiani, dopo, il “monotono” dominio di Desjoieux ha sopito ogni curiosità o interesse agonistico. Lo stesso sito della regata non aveva più niente da raccontare.
Allo stesso modo mentre i VOR 70 si demolivano letteralmente tra le Filippine e Taiwan gli aggiornamenti erano continui ed il pathos come l’audience della regata è andato alle stelle.
A parte questi “picchi d’ascolto” entrambe le regate hanno dimostrato di poter essere media-geniche, grazie ad internet in primis ed a tutte le diavolerie elettroniche che ci danno il meteo, le performance, foto, filmati e chi più ne ha più ne metta. La rivoluzione poi l’ha fatta la Volvo inserendo la figura del media men nell’equipaggio, vero e proprio sconvolgimento nell’organigramma dell’equipaggio. Chi è più importante: un timoniere super concentrato o un media men in grado di mandare i filmati più spettacolari? Chi ingaggerà Spielberg Tarantino per la prossima Volvo? La notorietà di un evento, qualunque esso sia, è dato principalmente da chi lo racconta con filmati, foto o parole. A pensarci bene è pazzesco che il successo mediatico di un equipaggio più che dalle performance del grinder che si spella le mani sul winch sia dovuto al MEDIA MEN con i suoi scatti e comunicati stampa.
Non resta che stare a guardare ed ammirare questi due eventi che pur nelle loro differenze permettono di soddisfare la fame di regate e vela che ci ha lasciato la Coppa America ormai alla deriva.